31 luglio - 3 agosto 1847
FAMIGLIA OSPITANTE: Don Antonio Marzano

Lat. 37° 59’ 39” N
Long. 15° 55’ 59” E
805 m s.l.m.

  • 27 luglio
    27 luglio
    “Disegnando assiduamente, la mattinata è passata con rapidità. […] Il nostro amico Consigliere De Nava è stato instancabile nei nostri riguardi, e al nostro ritorno in città aveva già preparato quindici lettere per i principali proprietari che avremmo incontrato di passaggio.
  • 27 luglio
    27 luglio
    Così, dopo i soliti gelati, indispensabili al tramonto, Don Gaetano Griso […] con non poco disturbo si è interessato di procurarci la guida e il cavallo […]”.
  • 29 luglio
    29 luglio
    “[…] abbiamo tracciato un itinerario non troppo male organizzato per essere in accordo col nostro progetto di dormire la prima notte a Motta San Giovanni, strada facendo per Bova. […] Abbiamo prenotato il mulattiere per un termine indefinito; la spesa per ambedue, guida e quadrupede, è stata fissata per sei carlini al giorno […]. Il nostro uomo, alto e serio con più di 50 anni di età, e con buona espressione di giovialità, si chiamava Ciccio. Gli abbiamo spiegato che il nostro piano era di fare sempre ciò che ci piaceva, camminare o fermarci per disegnare, senza sottomissione di alcuna legge, ma a piacere nostro; al che egli ha risposto con una certa sentenza che suonava: Dògo; dìghi, dòghi, dàghi, dà; una collezione di suoni che spesso ricorrono nel dialetto calabrese […]. Ciccio portava il fucile ma, ahimè…, non portava il cappello a punta; nient’altro che il lungo berretto blu siciliano. […] Ciccio ha legato quattro pacchi (uno di indumenti vari, un altro di materiale per disegno per ognuno di noi, e poi plaids, ombrelli, ecc.) su di un placido cavallo […]”.
  • 29 luglio - 1 agosto
    29 luglio - 1 agosto
    “[…] Dopo l’ultima dura arrampicata, siamo arrivati a Bova quando la sera rendeva scure e uguali tutte le cose […]”. “[…] Al tramonto ci piaceva passeggiare in quello che è chiamato il Giardino, uno di questi disorganizzati lotti di terra pieni di erbe selvagge, così invitante al dolce far niente della vita italiana, che induce alla tranquillità e all’indolenza […]”.
  • 2 agosto
    2 agosto
    “I Bovesi dimostrano grande interesse per ciò che stiamo facendo e Don Antonio scrive un sonetto, nonostante sia in favore dei miei disegni, come un esempio di poesia calabrese inedita”. Salve genio d’Albione! Oh, come è bello Veder natura su le pinte carte Figlie del tuo pensier, del tuo pennello Dal vero tratte con mirabil arte. Io là veggo le roccie, ed il castello, Le case, il campanile, e quasi in parte Tutta la patria mia: e il poverello Che dal monte per giù vi si diparte. E se per balze e valli, e boschi ombrosi, Molto questa contrada all’arte offria Italia è bella pure nei luoghi ascosi. E lì l’amico lasci, cui il desio Di memoria serbar pei virtuosi Gli scalda il cor, perché desir di Dio.